L’arabeggiante Tricarico si affaccia sulla vallata del fiume Basento. Patria del sindaco-poeta Rocco Scotellaro, la città è nota per “L’màsh-k-r ”, figuranti travestiti da “mucche” e “tori” protagonisti del carnevale.

Il centro storico medioevale è tra i più importanti e meglio conservati della Basilicata, composto dai quartieri arabi della  “Ràbata” e “Saracena”, quelli normanni del “Monte” e “Piano”, e la “Civita”, dove strade e vicoli assumono aspetti diversi a seconda della dominazione da cui sono stati messi in piedi.

Tra le numerose chiese si distingue uno dei principali luoghi mariani della regione: il Santuario della Madonna di Fonti, raggiunto a piedi ogni anno da molti fedeli. Non passa inosservata l’alta Torre Normanna annessa al castello costruito con molta probabilità tra IX e X secolo come rocca fortificata e poi modificato in epoca normanno-sveva fra XI e XIII.

Il paesaggio è circondato da boschi estesi popolati da maestose querce e imponenti cerri.

La storia di Tricarico, profondamente segnata dalla dominazione araba, sembra avere inizio intorno all’849, anno in cui risale la prima testimonianza documentata sulla città.

Tra il IX e il X secolo gli arabi si insediano stabilmente nel territorio, imprimendo le loro tracce nel tessuto urbano, come si può notare visitando i rioni Ràbata e Saracena. Seguiranno i bizantini anch’essi molto influenti nella cultura e nelle tradizioni tricaricesi, al punto che le celebrazioni religiose si sono svolte secondo il rito greco fino alla prima metà del ‘200.

Nel 1048 è la volta dei normanni, mentre nel 1080 è Roberto il Guiscardo ad entrare in possesso del feudo. Tricarico apparterrà poi alla famiglia Sanseverino fino al 1605, per divenire, in seguito, feudo di Francesco Pignatelli, duca di Bisaccia e, successivamente, del genovese Alessandro Ferrero. La città apparterrà quindi alla famiglia Revertèra fino alla soppressione della feudalità.

Una svolta determinante, nelle vicende più recenti, Tricarico la vivrà con la figura del poeta e politico Rocco Scotellaro, che ne sarà sindaco a soli 23 anni, dal 1946 al 1948 e poi fino al 1950.

La dominazione normanna e il ruolo di Rocco Scotellaro hanno lasciato tracce indelebili nella cultura e nelle architetture di Tricarico e della sua gente.

Ogni simbolo rimanda alla figura di Scotellaro, come la targa apposta sulla sua casa: “Rocco Scotellaro: sindaco socialista di Tricarico – poeta della libertà contadina”. Mentre tra i vicoli stretti e ciechi del centro storico risuonano i versi delle sue poesie, lungo un percorso letterario costruito su pannelli lignei.

Nel cimitero di Tricarico, proprio nel punto in cui riposa il meridionalista, l’amico Carlo Levi ha disposto la costruzione di un vero e proprio monumento funebre, con una finestra sul panorama collinare, quel “versante lungo del Basento” sempre descritto da Scotellaro nelle sue opere e su una delle pietre sono stati incisi i versi finali della poesia “Sempre nuova è l’alba”.

LA CASA DI ROCCO SCOTELLARO

In questo piccolo edificio del centro di Tricarico è nato il poeta, scrittore e politico Rocco Scotellaro, la cui figura ha segnato profondamente il panorama letterario e politico del suo paese e del Mezzogiorno.

Passeggiando lungo il borgo ci si imbatte così nella casa del suo cittadino illustre, nonché sindaco a soli 23 anni, dal 1946 al 1948 e poi fino al 1950, la cui figura è stata determinante per aver vissuto in prima persona la vicenda dell’occupazione delle terre e tutta la questione meridionale.

In segno di riconoscenza il popolo tricaricese ha apposto all’ingresso una targa che recita: “Rocco Scotellaro: sindaco socialista di Tricarico – poeta della libertà contadina”.

IL CENTRO DI DOCUMENTAZIONE ROCCO SCOTELLARO E LA BASILICATA DEL SECONDO DOPOGUERRA.

Nell’ex convento di San Francesco, a Tricarico, è custodita gran parte della documentazione appartenuta al sindaco-poeta Rocco Scotellaro.

Il centro è stato fondato nel 2003 in occasione del cinquantenario della morte dell’illustre cittadino tricaricese e ha lo scopo di custodire ogni testimonianza legata alla sua figura e al suo contesto storico, oltre a gestire una biblioteca specialistica con opere dedicate o scritte da Scotellaro sul meridionalismo.

Il centro promuove inoltre attività di ricerca, convegni, mostre e pubblicazioni in collaborazione con Università e Istituti culturali italiani, al fine di sollecitare il dibattito sul Mezzogiorno d’Italia.

IL CASTELLO NORMANNO E LA TORRE

Costruito con molta probabilità tra IX e X secolo come rocca fortificata, con annessa una maestosa torre alta 27 metri, viene modificato in epoca normanno-sveva, tra XI e XIII secolo.

Al suo interno si può ammirare un magnifico ciclo di affreschi di inizio Seicento realizzato dal pittore lucano Pietro Antonio Ferro. La torre, a forma cilindrica e disposta su quattro piani e coronata da caditoie, ha continuato a svolgere la sua funzione militare fino al ‘600, mentre il castello, nel 1333, è divenuto sede di un monastero di suore di clausura, fondato dalla contessa di Tricarico, Sveva, moglie di Tommaso Sanseverino, e soppresso nel 1860.

Dal 1930 l’imponente maniero ospita il Convento delle Discepole di Gesù Eucaristico.

IL PALAZZO DUCALE

Si impone alla vista del visitatore, nel centro di Tricarico, come uno degli edifici di interesse storico, artistico e monumentale più significativi.

Il palazzo conserva un impianto cinquecentesco e si sviluppa in sale con soffitti lignei e dipinti del ‘700, in cui dal marzo del 2001 è ospitata una pregevole raccolta di reperti archeologici, a testimonianza dell’importanza che l’area del Medio Basento assunse sin dall’età arcaica come punto strategico di comunicazione viaria. Dall’atrio del palazzo, cui si accede attraverso due portali in pietra, si può ammirare una splendida e panoramica vista sulle valli del Bradano e del Basento.

Come tutta la cucina lucana anche quella tricaricese propone piatti genuini dal sapore autentico, tra i quali si distingue la pasta fatta in casa in diverse e originali forme.

Molto apprezzati sono i “frizzuli”, i “cavatiedd” (cavatelli) a tre, a quattro o a otto dita con il sugo di carne o pomodoro, basilico e cacio ricotta, o le  “r-cchijtèll” (orecchiette) con le rape. Molto diffusa è la preparazione dell’”acquasale”, pane raffermo e bagnato condito con pomodoro fresco, olio, origano e sale, o pane cotto.

Tricarico è particolarmente nota per i salumi stagionati, ma anche per i latticini artigianali. Stuzzicanti sono anche le minestre di verdure, come il puré di fave con cicorielle selvatiche, e peperoncino. Per assaporare al meglio ogni portata vale la pena sorseggiare del buon vino locale.

Nel territorio di Tricarico insiste il suggestivo bosco di Fonti mentre, nelle immediate vicinanze, si può raggiungere anche il Parco Regionale di Gallipoli Cognato e Piccole Dolomiti Lucane.

Quello di Fonti è un bosco di cerri e querce molto esteso, che si affaccia a ovest sulla valle del Basento e le Dolomiti Lucane. Al suo interno, insiste il Piano della Civita, una delle più estese aree archeologiche (IV-I sec. a C.) lucane, dalla quale dista solo due chilometri il santuario Mariano della Madonna di Fonti, in cui è custodito un dipinto murale della Madonna con Bambino.

Il Parco di Gallipoli Cognato e delle Piccole Dolomiti Lucane è un’area dai notevoli valori naturalistici, storici ed etno-antropologici in cui è possibile fare escursioni a piedi, a cavallo e in bicicletta.

L’area comprende la foresta di Gallipoli Cognato e il bosco di Montepiano, formato da imponenti esemplari di cerro, odorosi tigli, peri e meli selvatici, aceri, ontani e il raro agrifoglio.

In questi boschi ogni anno vengono prescelti il tronco e la cima, lo “sposo” e la “sposa”, protagonisti de “La sagra du’ Masc” uno dei numerosi riti arborei celebrati in Basilicata e noti come “Matrimoni tra gli alberi”. Nell’insolito paesaggio del parco si ergono, poi, le maestose rocce di arenaria, che formano le Dolomiti Lucane di Castelmezzano e Pietrapertosa che possono essere sorvolate grazie ad uno dei grandi attrattori lucani: “Il volo dell’angelo”.

Sulla sommità del Monte Croccia si trovano i resti della fortificazione della città lucana edificata nel IV sec. a.C.

Uno dei simboli sacri di Tricarico è rappresentato dal santuario di Fonti, a circa 12 chilometri dal paese, ma altre architetture compongono il patrimonio spirituale della città di Rocco Scotellaro.

Il santuario della Madonna di Fonti sorge in un contesto ambientale di immenso fascino, immerso nell’omonimo bosco attraversato da alberi di querce, cerri, castagni e faggi. Qui pellegrini guidati da una forte devozione arrivano, soprattutto nel mese di maggio, l’indomani, dopo un percorso a piedi durato tutta la notte.

Esposto all’interno del complesso dell’antico Convento delle Suore Carmelitane di Santa Chiara, da non perdere è anche il presepe realizzato dall’artista lucano Frencesco Artese, una delle opere più interessanti ed esplicative della realtà lucana mai realizzate dal maestro.

LA CATTEDRALE DI SANTA MARIA ASSUNTA

La sua edificazione risale al 1601, in epoca normanna, per volontà di Roberto il Guiscardo, conte di Montescaglioso e signore di Tricarico.

Le precedenti sembianze romaniche, molto simili a quelle delle cattedrali di Acerenza e di Venosa, nel cuore del Vulture, in provincia di Potenza, sono state sostituite da interventi in stile barocco, su iniziativa dei vescovi Settimio de Robertis (1609-1611), Pier Luigi Carafa senior nel 1638 e del nipote Pier Luigi Carafa jr. La cattedrale di Tricarico, però, assume l’attuale aspetto solo tra il 1774 e il 1777, in seguito alla ristrutturazione commissionata dal vescovo Antonio del Plato a maestranze napoletane.

All’interno, con impianto romanico, si possono ammirare diversi dipinti attribuiti al pittore lucano Pietro Antonio Ferro, come una Deposizione e una Crocifissione. Interessanti sono anche un trittico dipinto su tavola della Madonna col Bambino tra i Santi Francesco e Antonio, i pannelli di un polittico raffiguranti i Santi Francesco e Antonio, l’Annunciazione di Antonio Stabile e altre pregevoli opere databili al XVI secolo e attribuite al lucano Giovanni Todisco.

IL CONVENTO DI SANTA CHIARA

Di notevole bellezza, il complesso è stato ricavato nel 1333 in un preesistente castello con l’annessa cappella del Crocifisso affrescata dal pittore seicentesco Pietro Antonio Ferro.

La chiesa del convento di Santa Chiara presenta un’unica grande navata con uno splendido soffitto a cassettoni in cui è incastonata una tela del XVI secolo raffigurante l’Assunta. Sugli altari spiccano una tela che ritrae la Porziuncola e un’altra con l’immagine dell’Immacolata attribuite ancora all’artista lucano Pietro Antonio Ferro.

LA CHIESA DI SAN FRANCESCO

Sulla centrale piazza Garibaldi si innalza il suo bel campanile a vela a due campane che le conferisce un aspetto davvero elegante.

Di fondazione duecentesca e costituita da una navata unica, la chiesa di San Francesco è decorata da un portale ad arco ogivale in stile romanico pugliese. In realtà, il tempio è annesso al convento di San Francesco fondato nel 1314 da Tommaso Sanseverino, conte di Marsico e di Tricarico, e da sua moglie Sveva, e si tratta di uno dei più antichi conventi francescani della Basilicata, le cui strutture sono state in parte demolite o rimaneggiate. La chiesa, invece, restaurata nel 1882 e dopo il sisma dell’80, domina maestosa sull’abitato.

IL CONVENTO DI SANTA MARIA DEL CARMINE

Sorge all’esterno del centro storico di Tricarico, dove viene costruito nel 1605.

Di forte impatto visivo è il suo chiostro impreziosito da dipinti raffiguranti scene bibliche che, nelle lunette, propongono storie dell’ordine carmelitano e, nei tondi, raffigurano i santi dello stesso ordine.

La chiesa è a un navata unica e abbellita da tele di Pietro Antonio Ferro, alcune delle quali propongono scene della vita della Madonna e di Cristo, altre episodi tratti dal Nuovo Testamento. Molto bello il dipinto della Madonna del Carmine, posta sull’altare maggiore, e uno con la Crocifissione e santi del 1616.

Un cappello a falda larga coperto da un foulard e da un velo, entrambi bianchi, decorato con lunghi nastri multicolori che scendono lungo le caviglie, per la “mucca”. Un copricapo nero addobbato con lunghi nastri rossi per il “toro”.

Sono le caratteristiche delle Maschere di Tricarico, da queste parti note come “L’Mash-kr”, protagoniste assolute del carnevale che vive il suo momento culmine il 17 gennaio, in occasione di Sant’Antonio Abate, e la domenica antecedente il Martedì Grasso. Alle prime luci dell’alba un suono cupo e assordante sveglia la popolazione dal torpore della notte: sono i campanacci fragorosamente agitati da figuranti travestiti che annunciano l’inizio delle celebrazioni del carnevale. Le maschere governate da un “massaro” o da un “vaccaro” raggiungono la chiesa di Sant’Antonio Abate e da qui il viaggio prosegue per il centro storico e le strade del paese.

Il paesaggio che circonda Tricarico è attraversato da boschi popolati da maestose querce e imponenti cerri in cui gli appassionati della natura possono dedicarsi ad avvincenti attività.

Il bosco di Fonti, nel quale sorge l’omonimo santuario meta di pellegrinaggi ogni anno, è anche il luogo ideale per escursioni e passeggiate alla scoperta di rarità vegetali e faunistiche. Ma gli amanti del trekking possono pensare di strutturare anche un itinerario che dal paese, nei pressi della torre Normanna, consenta di inoltrarsi negli spazi verdi circostanti.

Nel vicino Parco Regionale di Gallipoli Cognato e Piccole Dolomiti Lucane, inoltre, si possono praticare trekking a piedi, a cavallo e in bicicletta oltre ad escursioni guidate, lungo una fitta rete di sentieri realizzati per soddisfare le esigenze dei più esperti escursionisti o degli amanti della natura. Il contesto ambientale consente anche l’organizzazione di laboratori didattici per le scuole di diversi ordini e grado.

Diverse aree archeologiche circondano il territorio di Tricarico, ciascuna delle quali lascia conferma la presenza umana sin dall’epoca antica.

Nel vasto sito di Serra del Cedro sono stati individuati i resti di un insediamento, che comprende case e un’area artigianale, riconducibile alla metà del VI secolo a.C. con un periodo di continuità che si estende ai secoli V e IV a.C. Nell’area archeologica della Civita è stato portato alla luce un centro fortificato, risalente al IV e I secolo a.C., circoscritto da tre cinte murarie concentriche in pietra a blocchi squadrati dotate di porte monumentali, con all’interno abitazioni decorate da pavimenti in mosaico.

In località Calle è riemerso un insediamento romano con impianto termale, mentre una villa romana con un prezioso pavimento in mosaico policromo è stata scavata nell’area denominata Sant’Agata, presso il Basento.