Oliveto Lucano è un piccolo centro che sorge in prossimità del Monte Croccia e fa parte del territorio del Parco Naturale Regionale di Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane.

Una coinvolgente calma e totale serenità predominano nel borgo, il cui territorio è attraversato da estesi e rigogliosi uliveti, da cui il nome del paese, e querce secolari.

Il centro storico è reso particolarmente suggestivo dalle tipiche case costruite in pietra locale e portali in pietra lavorata, ma l’occhio del visitatore è rapito anche dai caratteristici portoni in legno finemente intarsiati che spiccano in alcuni angoli del paese, i quali risalgono al periodo compreso tra la fine dell’’800 e l’inizio del ‘900.

Oliveto Lucano è uno degli otto comuni della Basilicata in cui ogni anno dal 10 al 12 agosto va in scena il “Maggio Olivetese”, un rito ancestrale nel corso del quale si celebra il “matrimonio tra gli alberi”, un cerro (il Maggio) e la cima di agrifoglio scelti e tagliati nella splendida foresta di Gallipoli Cognato.

Le prime testimonianze della presenza umana nell’area di Gallipoli Cognato, in cui il comune di Oliveto Lucano ricade, risalgono al mesolitico (1200- 8000 a.C.).

Si tratterebbe del periodo in cui gruppi di cacciatori nomadi frequentavano l’area del monte Croccia riparandosi in piccole grotte. Ma per parlare dei primi insediamenti stabili occorre spostarsi nel periodo compreso tra VI e IV secolo a.C., che coincide con la fondazione dell’acropoli di Croccia-Cognato, della quali si possono ancora intravedere la porta d’ingresso principale.

Nei corridoi funebri delle tombe sono stati ritrovati vasi, ceramiche decorate, armi e ornamenti dei guerrieri e delle donne, tutti reperti conservati nei musei di Potenza, Melfi e Policoro.

Nella storia di Oliveto Lucano si susseguono poi le scorribande degli eserciti barbari e il passaggio di monaci bizantini, ma è nel XII secolo, con i Normanni, che si diffonde la presenza di insediamenti monastici.

Occorre ricordare che il paese nel corso dei secoli è interessato da diverse figure e ordini, nel XIV secolo appartiene ai Cavalieri di Malta, nel XVI all’Ordine Gerosolimitano per poi passare ai Bozzuto e ai Grippini. In epoca aragonese subisce il dominio di Ferrante Diaz Garlon d’Alife e nel 1715 fu acquistato da Gerolamo di Lerna, duca di Castelmezzano, per poi dipendere dagli Amodio, dai Revertera e dai Riario Sforza.

Vecchie case, stretti vicoli, scale e strade ripide portano sempre più in alto, nella parte più antica del borgo, sempre più vicino alla vita e alle abitudini di un tempo.

In Via delle Grotte si possono ammirare caratteristici “portoni di Bacco”, portoni in legno delle cantine realizzati a moduli geometrici e costruiti da artigiani locali, detti “Maestri d’ascia”, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento.

Di buona fattura artigianale rappresentano una delle peculiarità dell’antico borgo, ma ad attirare la curiosità di chi arriva a Oliveto Lucano sono anche i colorati pannelli in ceramica che decorano Piazza Umberto I. Realizzati dall’artista Ugo Annona, raffigurano temi d’ispirazione locale, come il grazioso galletto o il simpatico “cucù”.

Tipicità e antichi sapori nella cucina di Oliveto Lucano che non rinuncia alla tradizione, alla qualità e alla bontà.

L’olio extravergine di oliva è una delle prelibatezze consolidate, grazie alla presenza delle pittoresche distese di uliveti che attraversano il territorio e da cui prende il nome lo stesso paese. L’olio si configura soprattutto come l’elemento fondante di tutte le ricette proposte nelle locande del paese, le quali sono a base di pasta fatta in casa e condita con legumi o decisi ragù. Non mancano i secondi di carne e dolci tipici che rievocano la tradizione contadina.

Ottime le frittelle insaporite con del “vino cotto”, ottenuto dalla bollitura del mosto dell’uva nel periodo della vendemmia, e poi la varietà di dolci pasquali come le cosiddette “ficazzole” o “bamboline” e i “panierini”.

Ai piedi del monte Croccia, Oliveto Lucano è incastonato nell’area del Parco Regionale di Gallipoli Cognato e Piccole Dolomiti Lucane, che preserva incontaminate bellezze paesaggistiche e tracce di una storia millenaria.

È uno degli spazi verdi più belli della regione, in cui è possibile scoprire e conoscere, per l’importante valore naturalistico, storico ed etno-antropologico, tutti segreti che la natura può preservare.

Con un’estensione di oltre 27 mila ettari l’area verde comprende la foresta di Gallipoli Cognato e il bosco di Montepiano, formato da imponenti esemplari di cerro, odorosi tigli, peri e meli selvatici, aceri, ontani e il raro agrifoglio. Qui vivono lupi, tassi, istrici e gatti selvaggi e tra gli uccelli si possono avvistare falchi pellegrini, poiane e picchi muratori.

Qui vanno in scena spettacoli della natura e di un passato mai tramontato, noti come “matrimoni tra gli alberi”, nel corso dei quali un tronco e una cima, prima recisi nelle splendide foreste del parco, sono poi uniti nella principale piazza del borgo in cui si svolge il rito. Tutto avviene sotto lo sguardo del Santo Patrono o della Madonna venerata nel paese in cui l’evento ha luogo, tra sacro e profano, folclore e suggestione.

Di particolare interesse è la Riserva Naturale Antropologica “Monte Croccia” istituita a tutela di un antico centro abitato fortificato sulla sommità dell’omonimo monte.

La chiesa madre dedicata alla Madonna delle Grazie, nel centro storico, e la cappella di Piano di Campo rappresentano il cuore sacro di Oliveto Lucano.

Della chiesa madre, in stile romanico, si notano subito le navate laterali che hanno conservato l’originario disegno a cupoletta, in particolare, per la singolare bellezza, spicca l’acquasantiera in pietra locale (XVIII sec.) visibile nella navata a destra dell’ingresso.

Un trionfo di suggestione e valore artistico si concretizza nell’abside, sullo splendido altare ligneo dipinto del XVI secolo, dove, oltre al Tabernacolo bronzeo e finemente cesellato e al pannello in lamine d’ottone raffigurante l’Ultima Cena, si lascia ammirare il dipinto ad olio su tavola della Madonna delle Grazie.

Da non perdere, nella prima cappella della navata a sinistra, è un Crocifisso in legno policromo (XVIII sec.), sotto il quale spicca un meraviglioso altare, decorato nella parte inferiore con bassorilievi in lamine di un’eleganza priva di ogni eccesso. Nella chiesa madre sono custodite anche le statue lignee di San Cipriano (XVIII sec.), Protettore di Oliveto, e di San Rocco.

Da visitare è anche la cappella di Piano di Campo in cui è custodita la scultura lignea policroma della Madonna del Campo (XVIII sec.), che colpisce chi la osserva per la dolcezza dei tratti del viso.

Solennità e allegria rappresentano il “leit motiv” del “Maggio Olivetese”, il rito arboreo di Oliveto Lucano, ogni anno celebrato dal 10 al 12 agosto, tra sacro e profano.

I due “sposi”, il cerro e la cima di agrifoglio sono scelti tra i più belli e rigogliosi della foresta di Gallipoli Cognato. L’uno viene tagliato solitamente la prima domenica di agosto, l’altra è selezionata e recisa il 10 agosto.

Il loro primo incontro avviene in località Piano Torcigliano, scendendo dal Monte Croccia, e a condurre la fututa “sposa” lungo un tragitto di otto chilometri sono aitanti giovani che intervallano il faticoso viaggio con balli, canti e frugali banchetti innaffiati da tanto buon vino locale.

Stesso rituale per il trasporto del Maggio, un tempo trainato da coppie di buoni, come avviene ancora in gran parte dei riti arborei lucani, oggi condotto su trattori.

Intanto in “via del Maggio” è tutto pronto, qui infatti avviene l’innesto della cima sul cerro, a simboleggiare il significato propiziatorio di fecondità e fertilità che avvolgono il rito.

L’atteso momento dell’unione avviene sotto lo sguardo di san Rocco, festeggiato proprio in coincidenza del “matrimonio”, in un clima di elevata spiritualità che conferma quanto il Santo sia venerato al pari del Patrono del paese, San Cripriano.

Tra le cinque “Città natura” del Parco di Gallipoli Cognato, Oliveto Lucano rappresenta uno strategico punto di partenza per vivere coinvolgenti escursioni o semplici passeggiate all’interno dell’area verde.

Una fitta rete di sentieri collega il paese agli altri borghi che ricadono nel parco, percorrerla  piedi, a cavallo o in mountain bike consente di regalare magiche emozioni a quanti non sanno resistere al fascino della natura più inviolata, all’ombra di imponenti e secolari cerri che contraddistinguono il Parco regionale.

Un’esperienza da non lasciarsi sfuggire riguarda le pendici del monte Croccia, sulle quali si estende la Riserva Antropologica e Naturale Statale Monte Croccia che interessa un’area di 36 ettari di bosco e si sviluppa nei comuni di Oliveto Lucano, Accettura e Calciano, lungo l’Appennino.

Non lontano dal territorio di Oliveto Lucano, nel comune di Cirigliano, sorge il “Lucania Outdoor Park”, un avvincente percorso acrobatico forestale, nel cuore del Parco Regionale Gallipoli Cognato e Piccole Dolomiti Lucane, che si snoda tra i robusti alberi utilizzando piattaforme, passerelle, pedane sospese, ponti tibetani, reti di corda e cavi di acciaio. Le attività sono distribuite tra diversi livelli di difficoltà, da quelle per bambini a quelle per gli adulti più esperti, sempre in totale sicurezza.

Chi desidera coniugare natura e archeologia può decidere di intraprendere un cammino lungo il sentiero attrezzato che segue il perimetro della fortificazione presente sul monte Croccia, che offre all’escursionista punti panoramici di strordinaria bellezza.

Sulla sommità del monte Croccia sorge l’omonima area archeologica frequentata dal neolitico al IV secolo a.C., la quale include l’affascinante complesso megalitico “Petre de la Mola” e un insediamento fortificato lucano (IV secolo a.C.) circondato da più cinte murarie realizzate in blocchi perfettamente squadrati.

Dell’imponente sistema difensivo, quello meglio conservato protegge l’acropoli dell’abitato, mentre in prossimità della porta principale si concentrano i blocchi che sulla faccia vista riportano segni di cava in lettere greche.

Un aspetto particolare caratterizza la porta stessa dal momento che essa traguarda, proprio attraverso il megalite, il punto dell’orizzonte dove sorge il Sole agli equinozi.

Il complesso “Petre de la Mola” rappresenta una ricchezza straordinaria per il territorio lucano, dal momento che si esso corrisponde ad un sofisticato calendario di pietra preistorico, per questo in passato oggetto di studio da parte di archeologi, geofisici, geologi ed astronomi di spessore.

Gli esperti hanno rilevato infatti che il complesso megalitico presenta allineamenti diretti alla posizione del Sole al tramonto del solstizio d’inverno.