Nel suo nome è impressa la sua storia: “Palatium Sancti Gervasii”, rimanda infatti al palazzo fatto edificare dall’Imperatore di Svevia Federico II.

In paese è intensa la percezione della simbiosi tra il borgo e il palazzo e forte è il connubio tra storia, cultura e arte che rendono il paese meta imperdibile.

Il suo centro abitato, da cui si gode un’ampia panoramica sulla vicina Murgia pugliese, sorge su un promontorio dominato dal castello-maniero utilizzato dallo “Stupor Mundi” come luogo per l’allevamento dei suoi cavalli.

A Palazzo San Gervasio ha sede la preziosa “Pinacoteca D’Errico” dedicata a Camillo d’Errico, raffinato mecenate lucano e collezionista appassionato.

Il borgo nasce come antico casale della Trinità di Venosa e si è sviluppato intorno al I secolo dopo il Mille, proprio a partire dal castello, noto anche come Palazzo Marchesale, fatto edificare da Federico II di Svevia.

Durante la dominazione angiona (1267) Carlo D’Angiò ne affida la custodia a Nicola Frezzano da Venosa, mentre sotto Carlo II D’Angiò le foreste di San Gervasio sono cedute a Filippo di Grandiprato che si occupa anche del castello. Con la regina Giovanna II il feudo di Palazzo San Gervasio passa a Novella.

Agli inizi del XVI secolo tutte le pertinenze del feudo sono dati in concessione a Nicola Maria Caracciolo, marchese di Castellaneta. Nel 1564 al barone spagnolo Ferrante D’Alarcon de Mendoza subentra Donna Lucrezia della Tolfa, alla quale (1569) seguono prima i figli, quindi (1587) Carlo del Tufo. Diversi signori si succedono ancora, fino all’ultimo feudatario Giovanni Andrea De Marinis.

Il paese partecipa ai moti partenopei piantando l’albero della libertà in piazza e subendone le conseguenze con la morte di numerosi compatrioti, saccheggi e incendi, mentre nel 1809 è la volra dell’attacco dei briganti, i quali vengono fermati ancor prima di fare ingresso nel paese.

Percorrendo le vie del paese si possono ammirare diversi palazzi storici come Palazzo Mancinelli, Palazzo Lancellotti e l’annessa cappella di famiglia, Palazzo Pizzuti e Palazzo D’Errico, oltre alle celebri fontane.

La vera architettura che merita di essere visitata a Palazzo San Gervasio è il castello normanno svevo, noto anche come Palazzo Marchesale, dimora di caccia di Federico II di Svevia del quale è ancora visibile la facciata originaria con due torrioni a punta quadrata su cui si aprono quattro bifore e una trifora centrale, simile ad una loggia. Alle spalle del palazzo si erge un’altra costruzione coeva e destinata alle scuderie imperiali.

Non ci si può congedare da Palazzo senza aver visitato la Pinacoteca D’Errico, allestita nelle sale che lo stesso Camillo d’Errico, raffinato mecenate lucano e collezionista appassionato, aveva predisposto a Palazzo San Gervasio per ospitare la propria raccolta.

LA PINACOTECA D’ERRICO

Nel 2014 è stato celebrato il suo centenario. La Pinacoteca è allestita nelle sale che lo stesso Camillo d’Errico, raffinato mecenate lucano e collezionista appassionato, aveva predisposto a Palazzo San Gervasio per ospitare la propria raccolta.

L’allestimento è organizzato in tre sezioni strettamente correlate tra loro: la prima contiene alcune delle opere più celebrate della sua collezione, veri capolavori della pittura napoletana del ‘600 e del ‘700; la seconda raccoglie un gruppo rappresentativo di incisioni a stampa in gran parte del XIX secolo, riunite negli anni da d’Errico; la terza espone 31 preziosi libri antichi, veri tesori di uno straordinario patrimonio culturale.

Ad impreziosire ulteriormente questo scrigno d’arte, che la Pinacoteca rappresenta, è la mostra archeologica “I guerrieri di Palazzo”, che espone reperti provenienti da recenti indagini, con ritrovamenti eccezionali.

Dolci e pasta casereccia sono alcuni dei prodotti tipici di Palazzo preparati secondo ricette antiche ma assolutamente attuali nel gusto.

Da non perdere i “calzoncelli” con ripieno di pasta di ceci cotti nel vin cotto di fichi o vino e poi “u’ Còzonə”, calzone farcito con mandorle, noci e fichi secchi. Ottime sono anche le crespelle condite con vin cotto o miele e le “pettole”, frittelle fatte con pasta di farina lievitata e lavorata.

Tipici dolcetti nuziali, sono, inoltre, le ciambelline glassate. Tra le tipologie di pasta fatta a mano imperdibili sono le “lagane” con la mollica e le orecchiette al sugo di coniglio.

Un piatto tipico del giorno di Pasquetta è il “vredett”, un brodetto preparato con finocchietto selvatico, carne d’agnello e uova. Non manca sulle tavole di Palazzo San Gervasio il vino Aglianico Doc del Vulture.

Palazzo San Gervasio, uno dei comuni appartenenti alla splendida valle dell’alto Bradano, è circondato da una rigogliosa vegetazione e da numerose alture.

Il contesto ambientale circostante colpisce il visitatore anche per la ricchezza di acque e pascoli e segna il passaggio dall’altopiano arido della Murgia pugliese ai fertili terreni del fondovalle lucano.

Particolarmente suggestivo è il lago artificiale Lago Fontetusio, nella contrada Santa Giulia, incastonato in una conca naturale tra alberi secolari e una pineta meta di moltissimi turisti e appassionati di pesca sportiva.

Le chiese di Palazzo San Gervasio hanno un forte interesse artistico per i diversi stili che le caratterizzano e le opere pregevoli che custodiscono.

Nei pressi del Palazzo Marchesale sorge la bella chiesa madre di San Nicola (XIX sec.) in stile romanico pugliese, già esistente nel 1544. Il tempio ha facciata a doppia capanna impreziosita da un portale sormontato da architrave finemente lavorato e un’edicola sorretta da due colonne di stile corinzio bizantino. Sul lato sinistro è visibile il campanile a tre livelli con arcate a tutto sesto.

La costruzione, in tufo pugliese, all’interno è a tre navate divise da colonne con capitelli in stile corinzio e statue lignee (XVI sec.) e in cartapesta di artigiani leccesi sono alcune delle pregevoli opere in essa custodite.

Risale al 1753, invece, la chiesa di San Rocco, commissionata dalla famiglia Lacci e conclusa dalla famiglia d’Errico. A pianta ellittica, la facciata curvilinea è decorata dal portale a timpano spezzato. A navata unica e con due cappelle laterali, nella chiesa si può ammirare l’altare in marmo policromo ad intarsio su cui è posta la statua di San Rocco, dello scultore potentino Michele Busciolano.

Interessante è poi la cinquecentesca chiesa del Santissimo Crocifisso, a tre navate in stile romanico, costruita a ridosso delle abitazioni cui è collegata tramite un arco ribassato che consente il passaggio nel cortile della interno.

Stessa architettura per la chiesa di San Sebastiano (XVII sec.), sempre a ridosso delle abitazioni, lungo il corso principale. Pregevole è il maestoso organo a mantice custodito all’interno.

Nella suggestiva cornice che caratterizza il paesaggio intorno a Palazzo San Gervasio, al confine tra Basilicata e Puglia, lungo la Murgia più aspra, tra distese di grano e maggese, gli amanti della pesca sportiva possono dare massima prova delle proprie competenze.

Qui infatti sorge una riserva naturale tra le più apprezzate nel panorama sportivo meridionale dedicato alla  pesca: il Lago Fontetusio, conosciuto anche come Lago Santa Giulia.

L’invaso, di piccole dimensioni e di conformazione trapezoidale,  è abbellito da ricchiezze naturalistiche interessanti, anche per qusta ragione ottimo punto di ritrovo per appassionati di carp-fishing e ledgering che amano dilettarsi nella pesca a fondo.

Per il predominante silenzio, il laghetto è location ideale per la nidificazione di numerose specie di uccelli, pertanto anche gli appassionati del birdwatching non resteranno delusi.

Il Vulture è uno dei punti del territorio lucano individuato da grandi registi per l’ambientazione di capolavori del grande schermo.

E anche Palazzo San Gervasio può vantare il fatto di essersi prestato come location di un grande film: “I Basilischi” di Lina Wertmuller. La regista e sceneggiatrice che ha origini lucane.

Il padre Federico era, infatti, un noto avvocato proveniente proprio dal comune in cui è stato girata parte della pellicola, i cui protagonisti sono due giovani apatici Antonio e Francesco senza prospettive e per questo in grado di affrontare la vita in maniera originale.