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Itinerario in bici – La via dei Calanchi: Ferrandina, Stigliano, Cirigliano e Aliano

L’itinerario, di media difficoltà, è molto suggestivo per la varietà e particolarità del paesaggio. È consigliato in primavera e autunno per evitare il grande caldo estivo e godere dei colori della natura.

ITINERARIO

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Il viaggio parte dalla cittadina di Ferrandina, quasi 10.000 abitanti, posta a 496 mt sul livello del mare. Fu fondata nel 1490 da Federico d’Aragona, che diede all’abitato il nome del padre re Ferrante o Ferrantino e accolse tutti gli scampati di Uggiano, un antico centro distrutto da un terribile terremoto nel 1456 e di cui restano i ruderi del castello su una delle dolci colline che circondano il paese. Le stesse colline che, lungo l’itinerario in bicicletta, si possono ammirare ricoperte da numerosi uliveti e che regalano ogni anno l’ottimo olio della cucina lucana. Scendendo il pendio e raggiungendo un tratto pianeggiante, le coltivazioni diventano principalmente frutteti in una successione che lascia sempre più spazio al paesaggio “lunare” dei calanchi. Sembra di trovarsi in una dimensione surreale, tra aride collinette argillose dilavate dall’erosione degli agenti atmosferici e diventate dei pinnacoli naturali. Giunti a valle si prendono le indicazioni per Stigliano. La salita, abbastanza dura, porta in questo antico borgo di origini medievali che si trova esattamente al centro della Basilicata. Superata Stigliano si prosegue in discesa per Cirigliano. Accogliente e grazioso, l’antico borgo è posto tra il castello e la chiesa madre e presenta tracce archeologiche romane che riconducono a Cerellio, legionario da cui il paesino avrebbe preso il nome. Dopo una breve sosta uscire dal paese proseguendo dritto in discesa seguendo le indicazioni per  Gorgoglione / Fondo Valle Sauro. State attraversando il paesaggio che Carlo Levi ha descritto nel suo libro “Cristo si è fermato a Eboli”, in cui racconta la sua esperienza al confino in queste terre, durante il regime fascista tra il 1935 e il 1936, che tanto colpirono la sua più intima sensibilità. Tra la scarsa vegetazione arbustiva ci si può imbattere in volpi, ricci, faine e lepri, e alzando lo sguardo in alto, ammirare il volo di diversi rapaci, quali poiane, bianconi e capovaccai. Dopo alcuni chilometri in pianura si seguono le indicazioni per Aliano. Il borgo è arroccato su un costone d’argilla, raggiungibile con una ripida salita, e circondato da precipizi e anfratti. Tra le abitazioni del borgo è possibile imbattersi in alcune case dal “volto umano”, la cui facciata evoca un viso con bocca naso e profondi occhi neri, come quelli della gente che Carlo Levi racconta nel suo capolavoro.